Riabilitazione logopedica
Il logopedista è il professionista sanitario che si occupa della prevenzione, della valutazione e della presa in carico riabilitativa dei disturbi del linguaggio e della comunicazione, delle funzioni cognitive correlate, dei disturbi dell’apprendimento, nonché dei disturbi della voce, della deglutizione e delle funzioni orali, per tutte le fasce di età.
In ambito di età evolutiva, il logopedista si dedica ad aiutare bambini e ragazzi a comunicare nella maniera più efficace possibile, stimolando la comprensione e la produzione del linguaggio e potenziando le abilità relazionali di ognuno, propone interventi mirati a migliorare le abilità scolastiche di lettura, scrittura, grafia e ragionamento matematico. Inoltre si occupa di educare o ri-educare ad instaurare una deglutizione di tipo fisiologico, un buon equilibrio muscolare oro-facciale, e un sano meccanismo di produzione della voce.
La riabilitazione logopedica ha come fine ultimo quello di guidare bambini e ragazzi alla scoperta dei loro punti di forza e supportarli affinché migliorino e incrementino le proprie competenze, partendo da quelle che sono apparse più deboli alla valutazione. Gli obiettivi della terapia logopedica vengono distinti in breve, medio e lungo termine per poter monitorare i progressi del soggetto, assecondandone le necessità, le priorità e i tempi di maturazione e di apprendimento.
Tutti i grandi sono stati bambini una volta, ma pochi di essi se ne ricordano.
Antoine de Saint-Exupéry
Presso il Centro Strategicamente Insieme le logopediste accolgono e prendono in carico ogni bambino o ragazzo insieme alla propria famiglia, intervenendo all’interno di un progetto riabilitativo che viene condiviso, se necessario, anche con altri professionisti, nell’ottica di un approccio integrato forte di una di collaborazione multidisciplinare.
Per una buona riuscita del percorso di trattamento è altresì fondamentale la fiducia, la collaborazione e il coinvolgimento attivo delle figure di riferimento per il bambino o ragazzo (genitori, familiari, educatori, ecc…) che, divenendo caregivers consapevoli e informati, ripropongono a casa alcune attività per rinforzare e consolidare quello che è stato svolto durante le sedute in studio. Le nostre logopediste, infatti, sono sempre disponibili per rispondere alle domande, chiarire i dubbi e risolvere insieme ansie e preoccupazioni degli adulti, sostenendoli e accompagnandoli con attività di counseling lungo il percorso riabilitativo del minore, al fine di renderlo il più sereno e armonioso possibile.
Presso il nostro Centro, le logopediste si occupano in particolare di:
Ritardo e disturbo del linguaggio, disprassia verbale
Ritardo e disturbo del linguaggio
I disturbi di linguaggio in età evolutiva comprendono quadri eterogenei, caratterizzati da un ritardo nello sviluppo delle tappe fisiologiche di acquisizione del linguaggio, e/o da difficoltà in uno o più aspetti del linguaggio e della comunicazione.
Tali difficoltà si possono manifestare tanto a livello della comprensione quanto della produzione del linguaggio, e coinvolgono una o più delle sue componenti: suoni, parole, frasi, abilità narrative, competenze pragmatiche. Il grado di compromissione del linguaggio può essere lieve, medio o severo e l’evoluzione nel tempo varia in rapporto alla gravità e alla persistenza del quadro.
Nei casi in cui si sospetti un ritardo o un disturbo comunicativo-linguistico è fondamentale rivolgersi ad un logopedista che, dopo un’attenta valutazione delle abilità specifiche del bambino, potrà verificare l’effettiva entità del disturbo e, se necessario, elaborare un piano di trattamento personalizzato. Tale piano sarà volto a potenziare gli aspetti risultati più fragili e, in caso di ritardo di linguaggio, a stimolarne l’evoluzione affinché possano essere raggiunte tutte le tappe fisiologiche di sviluppo.
L’intervento precoce in questi casi risulta fondamentale, in quanto evita che il quadro comunicativo-linguistico peggiori e previene il rischio di comparsa altre difficoltà associate, come disturbi emotivo-relazionali e/o future difficoltà negli apprendimenti scolastici.
Disprassia Verbale Evolutiva
La Disprassia Verbale Evolutiva (DVE) costituisce un disordine congenito che causa difficoltà nella programmazione dei movimenti necessari alla produzione dei suoni del linguaggio, nella formazione delle sillabe, parole e frasi, nonché nel modulare la velocità e l’intonazione dell’eloquio.
Nonostante vi sia una certa variabilità nei sintomi a seconda dell’età del soggetto e della gravità del disturbo, frequentemente si nota la presenza di:
- errori incoerenti, ovvero errori di tipo sempre diverso che vengono compiuti su di una stessa parola (es. al posto di “gatto”, il bambino dice “tatto”, “datto”, dotto”ecc.);
- difficoltà nel sequenziare i suoni del linguaggio, che si traduce in un eloquio lento e marcatamente scandito, non fluido;
- alterazioni di velocità, intonazione e ritmo dell’eloquio.
In seguito alla diagnosi è importante avviare quanto prima un intervento logopedico specifico, affinché il bambino possa migliorare il controllo motorio della propria produzione verbale e possa così essere sostenuto in tutti i tentativi di comunicazione. Poiché spesso la disprassia verbale appare associata ad una condizione di disprassia generalizzata, è consigliabile affiancare alla terapia logopedica anche un intervento neuro-psicomotorio, psicomotorio o fisioterapico.
Difficoltà negli apprendimenti scolastici e potenziamento dei prerequisiti
Durante l’ultimo anno di scuola materna i bambini generalmente sviluppano una serie di abilità che costituiscono i fondamenti per il successivo avvio dei processi di lettura e scrittura. Tali abilità sono considerate pertanto i prerequisiti degli apprendimenti scolastici, e comprendono le competenze metafonologiche (capacità di riflettere e operare sulla struttura fonologica del linguaggio, ovvero “saper giocare” con i suoni all’interno delle parole, per esempio dividendo le parole in sillabe, classificandole in base al fonema iniziale, cambiando i suoni iniziali o finali delle parole per produrne delle nuove, ecc.), nonché le abilità visuo-percettive, grafo-motorie, attentive e mnestiche.
La comparsa di difficoltà nella lettura e/o scrittura potrebbe pertanto essere dovuta al mancato o ridotto sviluppo di tali capacità, che quindi andranno valutate in maniera specifica e, se necessario, potenziate con un intervento mirato ancor prima di concentrare il lavoro sulla letto-scrittura stessa.
Con Disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) si intende un disordine del neuro-sviluppo che interferisce con il processo normotipico di acquisizione degli apprendimenti scolastici e comporta quindi difficoltà in lettura, e/o scrittura e/o abilità matematiche, a fronte di un funzionamento intellettivo globale adeguato. I disturbi specifici dell’apprendimento si differenziano in:
- dislessia: disturbo della lettura, che può essere lenta e/scorretta, difficoltosa;
- disortografia: disturbo della scrittura e delle abilità ortografiche, con errori diversi;
- disgrafia: disturbo delle abilità grafo-motorie necessarie per la scrittura;
- discalculia: disturbo del senso del numero e delle abilità di calcolo matematico.
A prescindere dalla presenza di una diagnosi conclamata di DSA, la figura del logopedista in quest’ambito svolge un ruolo importante nell’identificazione precoce delle difficoltà di apprendimento fin dai primi anni della scuola primaria, con interventi di valutazione specifica delle prime abilità di lettura, scrittura e calcolo, e della loro evoluzione. Lo scopo di tale valutazione è poter costruire tempestivamente un percorso di potenziamento logopedico mirato per migliorare o risolvere le criticità manifestate, con l’obiettivo di ridurre i fattori di rischio che possano portare nel tempo ad un DSA vero e proprio.
Qualora tali difficoltà permangano, e dunque il disturbo presenti un’alta resistenza al trattamento, profilandosi come un disturbo specifico di apprendimento conclamato, l’intervento del logopedista si può associare a quello di altre figure professionali (come lo psicologo o il neuropsichiatra infantile) e comprende: l’individuazione degli strumenti compensativi e/o delle misure dispensative da adottare per rendere più efficace l’apprendimento e più sereno possibile il percorso scolastico per il bambino o ragazzo; la comunicazione con la scuola, per fornire informazioni utili alla stesura del Piano Didattico Personalizzato (PDP) e consigliare le strategie più efficaci da adottare in classe; il supporto alla famiglia nella relazione con il bambino, nell'uso degli strumenti, nella gestione dei compiti a casa e nel dialogo con la scuola e i servizi.
Disabilità intellettive
Si definisce Disabilità Intellettiva (DI) un disturbo del neurosviluppo costituito da un deficit sia delle funzioni intellettive che delle funzioni adattive del soggetto negli ambiti concettuali, sociali e pratici, le quali risultano inferiori alla media per età cronologica.
Le cause di disabilità intellettiva sono molteplici e possono verificarsi nel periodo prenatale, perinatale, postnatale, o nel corso dell’infanzia. L’età, le caratteristiche d’esordio e la severità del disturbo dipendono dall’eziologia e dalla gravità della compromissione cerebrale.
L’obiettivo terapeutico primario in questo caso è il miglioramento della qualità di vita del bambino, promosso innanzitutto attraverso l’attivazione di una rete multidisciplinare di professionisti che cooperano per consolidare le sue abilità manifeste ed incrementare quelle emergenti.
Dal punto di vista logopedico, l’intervento viene calibrato tenendo conto dei punti di forza e fragilità del bambino sul piano linguistico-comunicativo.
L’obiettivo principale è instaurare e/o rafforzare un sistema di comunicazione stabile, efficace ed adatto alle esigenze e caratteristiche del bambino, che può essere di tipo verbale (linguaggio orale) o non-verbale (comunicazione altenativa-aumentativa, supporto dei gesti, ecc.). Inserito in un’ottica di più ampio raggio, il fine ultimo dell’intervento logopedico è il supporto bambino verso lo sviluppo e il miglioramento delle abilità intellettive, socio-relazionali e adattative, nonché di una propria autonomia.
Deglutizione disfunzionale e squilibrio muscolare oro-facciale
La deglutizione disfunzionale caratterizza una mancata maturazione del processo di deglutizione, che rispecchia un pattern motorio di tipo infantile, nel quale la lingua non agisce in modo corretto sul palato, bensì contro i denti, talvolta interponendosi tra essi e si ha un coinvolgimento di numerosi muscoli facciali.
Questo errato meccanismo deglutitorio può avere numerose conseguenze, tra le quali:
- palato duro alto e stretto;
- malocclusioni dentali e crescita dentaria anomala;
- problematiche di tipo posturale;
- modificazioni estetiche del profilo facciale;
- difficoltà masticatorie;
- alterazioni nella pronuncia di alcuni suoni.
Molto spesso un pattern di deglutizione disfunzionale si trova ad essere causa-conseguenza di una condizione generale di squilibrio muscolare oro-facciale (SMOF), vale a dire un mancato equilibrio tra le strutture e le forze muscolari del distretto orofacciale, che invece dovrebbe esistere in condizioni fisiologiche.
Le cause dello SMOF non sempre fanno riferimento solo ad un pattern deglutitorio errato, bensì possono essere anche riconducibili a:
- respirazione orale con postura bassa della lingua
- alterazioni dentali e malocclusioni
- scorretta postura della lingua determinata da vizi orali (prolungato succhiamento del pollice, prolungato utilizzo di ciuccio o biberon, onicofagia, etc…);
- sindromi e patologie del sistema nervoso centrale;
- traumi, ferite o malattie del complesso oro-facciale
Data la complessità e varietà dei quadri clinici coinvolti, la presa in carico della deglutizione disfunzionale e dello SMOF dovrebbe sempre essere multidisciplinare, includendo più professionisti che collaborano su aspetti diversi ma con un obiettivo comune.
In questi casi, il trattamento logopedico è mirato all’educazione-rieducazione delle funzioni orali compromesse e al ripristino dell’equilibrio tra le forze muscolari e le strutture del distretto oro-facciale.
Balbuzie e disturbi della voce infantile
Balbuzie
La balbuzie è un disturbo della fluenza del linguaggio che esordisce solitamente durante la prima infanzia ed è caratterizzato dalla ripetizione o prolungamento di suoni o sillabe, o ancora da blocchi e/o eccessiva tensione fisica durante l'eloquio.
La maggior parte dei casi di balbuzie vanno incontro ad una remissione spontanea entro 6 mesi dall’esordio; vi sono però condizioni che favoriscono il perdurare di questo disturbo, come ad esempio la familiarità, l’età di insorgenza, la persistenza e la tipologia delle disfluenze.
In questi casi è opportuno procedere ad una valutazione logopedica del disturbo, al fine di individuare eventuali fattori di rischio di cronicizzazione nel tempo. L’intervento del logopedista è volto inoltre ad elaborare adeguate strategie facilitanti per favorire la fluenza verbale del bambino o ragazzo, stimolandolo successivamente a metterle in atto in maniera autonoma, nonché ad accogliere i dubbi e le preoccupazioni dei familiari, cercando di calmare le loro ansie ma allo stesso tempo di informarli in maniera esaustiva riguardo l’entità del disturbo e i fattori che possono incidere positivamente o negativamente sul manifestarsi delle disfluenze.
Disfonia infantile
Con il termine disfonia si intende una alterazione delle caratteristiche qualitative e/o quantitative della emissione vocale, che si manifesta a seguito di modificazioni strutturali e/o funzionali di uno o più degli organi e delle strutture coinvolti nella produzione della voce. Quando tale alterazione si manifesta in età evolutiva, si parla di disfonia infantile, che può essere congenita o acquisita. Nel caso in cui questa condizione arrivi ad assumere un'entità importante lo sviluppo della comunicazione vocale del bambino è inevitabilmente compromesso, poiché si produce un circolo vizioso in cui l’alterazione del feedback uditivo incide sugli stessi comportamenti vocali del bambino.
Le disfonie nei bambini possono essere classificate allo stesso modo che negli adulti, tuttavia occorre adattare il percorso di counselling, valutazione ed eventuale presa in carico riabilitativa di un disturbo vocale infantile tenendo in considerazione che esso si instaura all’interno di un apparato vocale in fase di sviluppo.
Di primaria importanza è quindi la raccolta anamnestica, condotta in collaborazione con il genitore/caregiver, alla quale segue un’accurata valutazione quantitativa e qualitativa delle caratteristiche del vocal tract del bambino, che è importante avvenga in maniera rilassata e per quanto possibile in un contesto ludico. In base ai risultati della valutazione, la presa in carico riabilitativa potrà avere diversi obiettivi, dal counseling riguardo le principali norme di igiene vocale e come attuarle, fino all’applicazione di tecniche riabilitative specifiche riguardanti i vari aspetti della produzione della voce.